Perché no? Ogni tanto trovarsi tutti insieme fa bene all’anima, al fegato (dipende da cosa c’è nei bicchieri) e persino alle corde vocali. Parlare, ridere, condividere momenti, raccontarsi storie più o meno vere… aiuta a crescere, conoscersi e, perché no, sopravvivere meglio alla vita di tutti i giorni. Sì, lo so, sembra una frase uscita da un manuale di auto-aiuto del 1987… ma un fondo di verità c’è.
Ieri, tra le mura dei pittoreschi cortiletti di Uccelli, si è consumata una di quelle serate che iniziano con un “facciamo un aperitivo tranquillo” e finiscono con qualcuno che canta a squarciagola “Sur le pont d’Avignon” mentre tiene in mano un panino che gocciola salsiccia. La popolazione si è radunata in una miscela esplosiva di francesi (famiglie emigrate che tornano per ricordare da dove sono scapp… ehm, partite), new entry che ancora devono capire come funzionano certe tradizioni, e italiani doc pronti a socializzare a colpi di bicchiere.
La colonna sonora della serata è stata affidata a Milo, giovane promessa della musica locale, talmente bravo che già si parla di un prossimo step verso Sanremo. (Sanremo, preparati: stiamo arrivando). Nel frattempo, l’olfatto veniva rapito dai panini del Barone di Botte, così buoni che avrebbero convinto anche un vegano a fare “uno strappo alla regola”. Dietro le quinte culinarie, il nostro Davide ha sfornato – letteralmente – una sessantina di salsicce, con Elisabetta, regina della pianificazione, che ha supervisionato il tutto con l’occhio clinico di un generale in trincea.
E poi, amici miei, è arrivato il momento più temuto da chi ha il senso del ritmo pari a quello di un comodino: il karaoke. Miky e Alice hanno scaldato le ugole e il pubblico, aprendo le danze vocali con una performance da applausi. Ma il colpo di scena è stato l’esordio del nuovissimo gruppo canterino “Les Luettes Françaises”, che con la loro “Sur le pont d’Avignon” hanno fatto ballare anche chi non sapeva se Avignone fosse una città o un tipo di formaggio.
A rendere il tutto ancora più dolce (letteralmente), ci hanno pensato i partecipanti con un arsenale di dolci da far crollare la glicemia: crêpes, plumcake al cioccolato, biscottini al burro, tartine di mele, torte di mele e i leggendari baci di dama. Un tripudio di zuccheri che avrebbe fatto impallidire anche una pasticceria parigina.
E no, non ci siamo dimenticati del vero carburante della serata: la Sangria Nostrana di Gerry, più collaudata di una Fiat Panda e capace di far dimenticare nomi, età e – in certi casi – anche i testi delle canzoni cantate fino a un minuto prima.
Tutto perfetto, direte voi… fino alle 20:30, quando sono arrivate le bestiacce. Non parlo di ospiti indesiderati umani, ma di quell’esercito di zanzare di quest’anno, grandi come elicotteri e decisamente cattive. Una vera imboscata in piena regola.
Tra un grattino e un “ciao alla prossima”, la serata si è conclusa con sorrisi e promesse di rivedersi, perché, in fondo, eventi così sono “una vera festa social” – di quelle che un tempo si chiamavano semplicemente la piazza, quando stare insieme non aveva bisogno di app, filtri o hashtag.
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